In un momento di piena globalizzazione culturale, di musica commerciale e facilmente commerciabile, Mario Incudine propone uno spettacolo intimo, lieve e poetico che attinge alla musica tradizionale per proiettarsi in uno spettacolo moderno in cui la radice della tradizione siciliana si fa viva e ricca di spunti creativi.
È “Canzoni scordate”, un viaggio musicale emotivo che parte dalle canzoni tradizionali, le serenate, i riti della Settimana santa, i canti dei migranti, quelli di lavoro e le novene che Incudine fa risuonare in chiave contemporanea con arrangiamenti minimalisti che esaltano la vocalità e la profonda musicalità e comunicabilità della lingua siciliana.
Il repertorio è composto da canzoni “scordate” nelle miniere, nei campi di grano della Sicilia dei primi del Novecento, nelle sedi dei sindacati dei lavoratori, nelle chiese di campagna. Sono canzoni “scordate” anche nel senso musicale del termine, poco accordate, di quelle suonate dai barbieri, dai contadini, da musicanti improvvisati, da cantori poco intonati, ma che conservano tutta l’anima della Sicilia, terra di migranti verso il Belgio di Marcinelle, verso il Nuovomondo, di sindacalisti uccisi dalla mafia, di Turiddu Carnevali e Placido Rizzotto, dei poeti Ignazio Buttitta e Ciccio Busacca. E ci sono pure le canzoni “scordate” di Incudine, quelle scritte, incise e mai eseguite dal vivo, assegnate a tracce nascoste dei cd e che aspettavano l’occasione giusta per essere riscoperte.
Ne viene fuori un concerto di teatro-canzone, dove Incudine canta e racconta, narra e improvvisa aneddoti, dialoga con il pubblico su una scena a luci basse, lontano dal suo abituale sound dirompente che ha conquistato le piazze, e che adesso cala la voce sussurrando all’orecchio dello spettatore per portarlo dentro i vicoli della Sicilia di ieri e di oggi.